L’affidamento dei figli riguarda la determinazione di chi, tra i genitori, avrà la responsabilità principale del mantenimento, dell’educazione e della cura quotidiana degli figli. La decisione viene presa tenendo conto di numerosi fattori ed è in questo contesto che il ruolo dell’avvocato diventa fondamentale: oltre a guidare la coppia, è bene che sappia fornire un forte supporto empatico e professionale ai suoi assistiti, indirizzandoli verso le scelte più consone a preservare l’armonia e il benessere familiare, nonostante le difficoltà della separazione.
La questione dell’affidamento è infatti uno degli aspetti più delicati e complessi da gestire all’interno del processo di separazione o di divorzio. Si tratta di una situazione carica di implicazioni emotive, che richiede una gestione attenta e informata per tutelare al meglio il benessere dei minori coinvolti.
Regole e procedure
Il processo decisionale relativo all’affidamento si articola attraverso una valutazione approfondita delle circostanze familiari, a cui spesso si affiancano psicologi o assistenti sociali. Vengono esaminati aspetti come la capacità dei genitori di garantire un ambiente stabile e di supporto, la loro disponibilità a collaborare nell’interesse dei figli e la presenza di eventuali fattori di rischio.
Quando si parla di affido dei figli minori, quindi, il giudice deve attenersi al principio fondamentale per il quale è necessario privilegiare, come stabilito dalla Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 1, ordinanza n. 28244/19, “quel genitore che appaia il più idoneo a ridurre al massimo i danni derivati dalla disgregazione del nucleo familiare e ad assicurare il migliore sviluppo della personalità del minore. L’individuazione di tale genitore deve essere fatta sulla base di un giudizio prognostico circa la capacità del padre o della madre di crescere ed educare il figlio nella nuova situazione di genitore singolo, giudizio che, ancorandosi ad elementi concreti, potrà fondarsi sulle modalità con cui il medesimo ha svolto in passato il proprio ruolo, con particolare riguardo alla sua capacità di relazione affettiva, di attenzione, di comprensione, di educazione, di disponibilità ad un assiduo rapporto, nonché sull’apprezzamento della personalità del genitore, delle sue consuetudini di vita e dell’ambiente che è in grado di offrire al minore.”
In questo contesto, è essenziale che i genitori cooperino per sviluppare un piano di affidamento che rifletta le necessità e gli interessi dei loro figli, prendendo in considerazione fattori come la continuità educativa e abitativa, le attività extracurriculari e il mantenimento delle relazioni familiari estese.
In genere, il giudice può invece optare per un affidamento esclusivo, limitato quindi a uno dei genitori, solo quando questa sembra essere l’opzione più adeguata per tutelare il benessere del minore.
L’affidamento condiviso e il collocamento
L’affidamento condiviso è una tipologia di affidamento che ha come obiettivo quello di garantire che entrambi i genitori mantengano un ruolo attivo e presente nella vita dei loro figli, nonostante la fine della loro relazione coniugale. Lo scopo è quindi quello di preservare il continuo sviluppo delle relazioni affettive ed educative, fondamentali per la crescita e la stabilità emotiva dei minori. Entrambi i genitori mantengono la piena responsabilità genitoriale e prendono decisioni congiunte relative agli aspetti fondamentali della vita dei loro figli, come ad esempio l’educazione e la salute.
Con il collocamento intendiamo invece la scelta di quella che sarà la residenza abituale dei figli. È importante infatti stabilire una residenza primaria per i figli, per permettere loro di organizzare al meglio qualsiasi aspetto della loro vita quotidiana e scolastica. La decisione in merito viene presa con l’obiettivo di alleviare l’impatto della separazione sulla loro routine giornaliera, cercando di mantenerla inalterata.
I genitori si possono accordare per il collocamento dei figli minori presso l’uno o l’altro, ma se dovessero essere in disaccordo sarà il giudice che, salvo cause che potrebbero far temere per l’incolumità dei minori stessi, deciderà per la collocazione presso la casa della madre. Questo significa che i figli vivranno principalmente con lei ed è lì che dovranno stabilire la loro residenza, ma potranno frequentare il padre in modo paritario. Di conseguenza, se non vi sono altri accordi, il papà potrà vedere i figli quando vorrà.
I casi dell’affidamento esclusivo
È possibile, comunque, che i figli vengano affidati esclusivamente a uno o all’altro genitore.
L’affidamento esclusivo è una tipologia di affidamento disposta in situazioni che rendono impossibile l’affidamento condiviso dei figli, perché il giudice ritiene che solo uno dei due genitori sia in grado di assicurare il benessere dei minori.
Ma quali sono i possibili casi in cui si decide di limitare l’affidamento ad uno solo dei genitori?
- Inidoneità del genitore: quando il genitore non è ritenuto in grado di prendersi cura dei figli. Questo può essere determinato ad esempio a causa di distanze geografiche significative, che renderebbero impossibile avviare l’affidamento congiunto, oppure di ulteriori problemi riscontrati nell’adulto che potrebbero mettere a rischio il benessere dei minori.
- Violenza domestica: quando si sono verificate situazioni di violenza nei confronti del bambino da parte della madre o del padre oppure verso uno dei genitori, da parte dell’altro.
- Disinteresse del genitore: quando il genitore non ha alcun interesse a prendersi cura dei figli.
- Scelta del minore: quando i figli dimostrano di non voler avere rapporti con uno dei due genitori.
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